La geometria del binario
Clicca nell'immagine sopra riportata per sfogiare il racconto. In alternativa puoi leggerlo scorrendo la pagina.
La geometria del binario
Evito, per quanto possibile, di pensare ai tortuosi percorsi passati in
attesa del treno in ritardo che non arriva, un senso di inquietudine
sale, come le zanzare sorvola noioso zone che dovrebbero rimanere
circoscritte all'intimità, lambendo aree personali
che contengono l’esordio di nuove sensazioni .
In quei momenti sale il dubbio e ti chiedi : « non é il treno ad essere in ritardo ».
Non ho ricordi di treni vaporosi che scorrono pacifici attraverso luoghi incantevoli , anzi, a dire il vero quei pochi fili di pergamena legati all’infanzia sono molto vaghi , racchiusi nel vortice confuso dei ricordi sommersi.
Il resto l’ho rimosso, come si allontana una mosca fastidiosa che ronza insistente attorno al corpo sudato.
Da qualche tempo sudo assai durante il periodo estivo, non vedo molte mosche , in compenso un plotoncino a ranghi sparsi di zanzare decollano dall’acquitrigno con mio destino d’atterraggio .
Un volo a basso dispendio di energia, la distanza per giungermi é quasi irrilevante ... vietato mancare agli appuntamenti importanti.
Quando percorrete la tratta di questa pianura paludosa, potete scorgerci in lavori di manutenzione, intenti a rimuovere , assestare materiale nella linea di potenziamento e manutenzione a quella attuale.
Sono da poco integrato in questa squadra e mi sono detto:
- … ora, non ti complicare la vita , é già quasi in apnea, dopotutto, devo ritenermi fortunato di aver assicurato questo lavoro a tempo determinato, se non faro’ particolari stronzate porterò a termine questo contratto annuale confidando nella possibilità di rinnovo - .
Il compito richiede una buona predisposizione al lavoro manuale, in alcuni casi è facilitato dall’utilizzo di macchinari specifici al movimento ed alla preparazione di piani per rendere agibile la cosiddetta ormai impropriamente strada ferrata.
Sto cominciando a sviluppare le superficiali nozioni ed inizio a valutare bene l’importanza dei vari elementi che costiuiscono l’insieme del binario.
Per farla breve, non é cosi’ semplice come si puo’ immaginare, di certo non evoca un bel niente rispetto ad altri aspetti di contorno al mondo ferroviario che offrono spunti e prospettive affascinanti, tuttavia , il binario é la conseguenza diretta degli spostamenti fisici, oltrechè quella indiretta per i derivati voli simbolici prodotti delle emozioni che il trenino produce.
Tanto per iniziare quel che ho prodotto personalmente é lo sforzo fisico e la tensione nervosa per integrarmi nel contesto, malgrado questo, ho imparato alcune cosette sulla rotaia, per esempio : se parlo di “ suola ” non necessariamente penso ad una scarpa, il “ gambo “, di certo sostiene il fiore od il carciofo ... ma non solo quelli , caso analogo per il “ fungo “, le traverse possono benissimo essere installate fuori dai campi di calcio ... insomma, agganci fra natura e ferrovia.
Diversivi bambineschi per collegarmi alle cose che contano : le tecniche di armamento del binario.
Poso, fisso rotaie, aggiungo attacchi , assieme ai tecnici ispeziono lo massicciata, verifico il pietrisco e la struttura di drenaggio … insomma ci sono cose da fare anche a livello manuale per definire la necessaria geometria del binario.
I miei nuovi compagni non mi dispiacciono, due di loro sono proprio giovani ed ancora inesperti nei comportamenti. Vagheggiano intorno a monologhi interiori, carichi di possibili sviluppi, immaginando interventi coordinati e sudate prestazioni personali gratificate con antipasti di pacche sulla schiena, in attesa di ulteriori riconoscimenti.
Presto, cominceranno ad intendere per bene come girano le cosette fuori dalla loro tabella delle operazioni aritmetiche ... le metteranno da parte riprendendo gli attrezzi in mano, come hanno fatto i colleghi integrati da tempo.
La normativa contrattuale non prevede la sintesi di idee poco articolate espresse con allegria, collega l’attenzione ai convogli viaggianti ( non alla gnocca ) per formali motivi di sicurezza legata all’attività lavorativa ... chiaro?
Anche se volessimo tergiversare trastullando gli attrezzi di qua e di là, non potremmo farlo, subendo le occhiate di rimprovero dai colleghi più anziani che sicuramente possono influire sulla possibilità di riconferma … bisogna occuparsi del pietrisco di riporto, della posa in opera del materiale.
Perciò, anche i ragazzi tengono le antenne alzate, nascondendo le tensioni che i sensi giovanili evidenziano, come succedeva 30 anni fa ai loro coetanei di allora che manifestavano spontaneamente gli apprezzamenti con eloquenti richiami acuti.
Ora, il lavoratore dimostra professionalità, serietà, anche se deve scavare un buco che rimuove 15 metri cubi di terra, categorico sorvolare il transito fuggente in pendolo ed assetto variabile di una bella ragazza.
Il capo é di un’altra categoria, non si limita ai lavori ausiliari, lui traccia, misura distanze e parametri con apparecchi sofisticati, srotola e riavvolge mappe, va e viene con passo sicuro, insomma , si vede che é un capo anche quando tele comunica con periglio i dettagli tecnici e le possibili anomalie giornaliere al responsabile di linea operativa.
Percepisco, o meglio, sento netta la differenza di ruolo ed il maggior grado di concentrazione dato dalla responsabilità del compito assegnato. In ogni caso, un certo grado di attenzione necessita pure a me , anche se in qualità di jolly svolgo effettivamente una attività ausiliaria.
Bruno, il capo, si é dedicato con idee chiare ed intensità al proprio lavoro; una caratteristica si nota evidente in lui : la passione per i treni.
E’ un po’ rigido ed eccessivamente conforme alle consegne, che a sua volta richiede siano svolte con parsimonia dai subordinati, secondo i parametri stabiliti, ma tutto sommato é un tipo con il quale si può comunicare.
Non concede molto alle divagazioni in servizio … quando si lavora, si lavora.
A fine mattinata stacchiamo e ci rechiamo con il furgone in trattoria , Bruno riassume con sintetica lucidità l’operato svolto in mattinata e riorganizza, se necessario, i compiti per il pomeriggio.
Poi, una volta seduti davanti al piatto di pasta chiude il rapporto sulla linea ferroviaria, e con favorevole aggancio apre la finestra del treno in chiave ludica .
I suoi racconti ci incuriosiscono ed al tempo stesso mettono la ciurma della strada di acciaio dentro un certo grado di soggezione.
Sa tutto, sia dal punto di vista storico, sia nelle particolarità tecniche sviluppate dalle ferrovie .
Descrive con appropriata precisione, passaggi e connessioni , le rappresenta con evidente mimica per dare sostanza agli enunciati, come di solito dimostra un bravo tecnico operativo.
Ho notato questa attitudine all’insegnamento, e sembra aver trovato in me il ricettore appropriato , perché , effettivamente lo ascolto attentamente e lo osservo incuriosito.
Nella sua normalità lo trovo originale ed anche generoso, non come certi capetti, timorosi di svelare perle di sapienza e tesoretti in cassaforte.
Bruno da questo punto di vista è sicuro del fatto suo, e conferma l’indole d’ insegnante.
Si districa con sicurezza fra scambi, declività ed acclività …. tanto per citarne alcune.
Non si ferma, finché, qualcuno pone un’interrogativo pertinente, poi con carburata energia risponde e riparte, preciso come un treno in orario.
Ora, abbiamo nozioni appropriate sul mondo ferroviario, aneddoti speciali che un normale viaggiatore in cerca di spunti sull’argomento non puo’ trovare con facilità.
Dimostra scaltrezza con queste cose perchè ci motiva e trasferisce un po’ della sua passione, che in flusso alternato trasferiamo mentre irrompe Giunone, la cameriera: bottiglie alla mano deposita acqua e vino sul tavolo con campestre femminilità, elastica retrocede con scattino delicato.
In quei momenti gli occhi freschi dei due giovani dispensano la geometria degli sguadri in fiore.
Intanto, Bruno continua a carburare: sottolinea l'esatto collocamento storico, puntualizzando differenze fra la progettazione della linea mediterranea rispetto a quella adriatica, se poi, per qualche ragione Giunone ritorna nei pressi, ci carica addosso l’ETR 212 che nel 1939 stabilì il record mondiale di velocità media nella tratta Milano–Bologna.
Di questo passo, incentiva la trazione a vapore trasformandola in quella a corrente alternata trifase, per arrivare, con trionfo a quella continua a 3000 V.
Questi particolari tecnici mescolati al carattere distensivo della discussione mi confondono all’istante, per uno come me che usa dare più confidenza alla pala, ma inducono, una volta ritornati al lavoro a seguire con assoluta perizia d’intenti le istruzioni impartite .
D’altra parte questa condizione di subalternità, a volte mi irrita, così, pochi giorni fa a tavola ho trovato l’occasione per stuzzicare il capo : “ Capo ? …. Qual’è l’origine della parola Treno ? ”
“ Deriva dal latino – trahere – che significa tirare !! “.
Aveva fiutato da tempo l’occasione per non perdersi la chicca etimologica.
L’ho guardato mentre dirigeva il bicchiere alla bocca con la grazia di un pluri laureato.
I suoi gesti non provocano impressioni curiose, tali da trarne motivo di caricatura , tuttavia c’è qualcosa di bambinesco e coscientemente sommerso che gestisce con abilità per non interferire con il proprio ruolo .
Stabilita la componente giocherellona, che comunquemente é in ognuno di noi, non mi sorprenderei di vederlo allestire appropriatamente una stanza stracolma di modellini Lima, col pretesto di far divertire il figlio. Sono quasi sicuro che la struttura è predisposta da anni, con un particolare non irrilevante , il figlio é cresciuto anche senza la compagnia dei modellini Lima … forse.
Non bisogna esagerare nei rapporti che si creano di conseguenza al lavoro, ripetute incursioni personali possono suscitare reazioni d’urto, perciò limito le spiritosaggini con delle brevi battute di carattere superficiale .. in qualità di jolly posso permettermi anche qualche divagazione .
Il ritorno pomeridiano all’attività lavorativa è un po’ soporifero, bisogna smaltire la sonnolenza indotta e prodotta come risultato della parziale digestione e conseguente rilassamento; anche il capo rimane zitto , le bocche aperte dei più giovani allungano ed espandono sbadigli a destra e manca lungo il tragitto che ci porta al sito destinato.
L’autista del furgone é Renzo il macchinista ; conduce i locomotori di manutenzione alla linea, é un personaggio pieno di baffi.
Lui non divaga, parla poco e sorride di rado … gli farebbe bene, se non altro per arrotondare la lunga faccia.
A dire il vero non é il tipico musone, ma al contrario di Bruno, il più delle volte, si limita a dimostrare l’assenso con un movimento discreto della piega sinistra della bocca, od il dissenso volgendo ambo i lati verso il basso come a manifestare meraviglia per le corbellerie ascoltate … naturalmente i folti baffi seguono l’andamento dei flussi.
Gli occhi chiari e penetanti non esprimono nitidamente cambiamenti di stato d’animo.
In alcune fasi del lavoro lo devo assistere a fianco dei suoi mezzi, impartisce ordini sintetici , pressochè generici : “muovi la leva .. “ – “premi questo bottone .. “ – “ passami il calibro di scartamento “ … calibro di scartamentooo ?? … insomma, un tipo pratico.
Manovra varie macchine tecnologicamente complesse che richiedono competenza specifica all’utilizzo. E’ della generazione successiva a quella del capo squadra ed ha partecipato ad un corso apposito per poter esercitare questo tipo di lavoro. Ora attua funzioni e rilevazioni diagnostiche , inclusa la determinzione dell’allineamento del binario.
Misure precise, tutto all’interno della tecno-magia ferroviaria, il « treno rinnovatore » .
Bruno ci ha raccontato che fino a non molti anni fa eseguiva personalmente controlli e calcoli con l’aiuto di tabelle per la corretta geometria del binario.
Dalla descrizione ha lasciato trasparire qualcosa che esula dal significato sostanzialmente pratico del lavoro, aprendo una porticina « divagando » sul misterioso riflesso che il termine evocava.
Il baffo, nella circostanza ha tenuto rigida la lunga faccia ed immobili i sporgenti baffi, gli occhi spalancati all'immenso, applicati ad un congegno a molla per l'estensione ed il rientro delle pupille ... a quel punto Bruno ha chiuso la parentesi !
Chiuse le parentesi di pranzo si riaprono quelle di lavoro, mentre, a causa del blocco di sezione causato dai lavori in corso transitano con cautela vagoni ossidati o colorati, cinetiche laterali di convogli merci che si alternano a treni diretti , regionali e locali.
Una « freccia rossa » passa vanitosa, mi aspetto di vedere quella « d’argento » ... le grandi dame si fanno attendere.
Continuamo a lavorare alla massicciata con i piedi riscaldati dal pietrisco, finchè, giunge il respiro serale con tiepide e lievi correnti ventose provenienti da nord, il sole estivo è ancora alto, tuttavia comincia a dilatarsi la cappa di vapori atmosferici che si fonde a fumi di varia natura, sta per concludersi la giornata di lavoro regalando un senso distensivo.
Ora sono abituato a scandire i ritmi distribuendo le energie in modo più appropriato e ritorno a casa meno stanco. Sistemiamo pantaloni e camicia, versiamo un po’ d’acqua nel viso, poi beviamo finchè cessa la sete.
Avendo tutti maggiore confidenza reciproca, a quest’ora c’è il tempo di gettare l’occhio con testa alta nei vagoni dai quali sporgono volti occupati dai pensieri … forse sono pendolari.
Altri , sublimati dalle immagini trascorse nel paesaggio, riproducono sguardi fotografici uniti ai loro flash improvvisi ... forse sono viaggiatori per svago.
Mano a mano che il treno si allontana scorgo con maggiore difficoltà possibili differenze di specie, finchè in lontananza intravedo vagoni gettati lungo un percorso definito.
Tutti in movimento verso destini stabiliti: sento fastidiosa ed attraente allo stesso tempo questa sensazione di spostamento interno, forse quella che ha accennato Bruno lasciando presumere qualcosa attraverso la sua geometria dei binari.
Basta, ora mandiamo il treno rinnovatore a riposo … almeno la sera.
Domani si ricomincia, di contorno i treni che passano e le zanzare che atterrano.
Mi sono concesso una licenza premio, dissimulandomi fra i viaggiatori, un distacco di fine servizio dalle retrovie della tratta.
Fra una settimana riceverò l’avviso di riconferma o congedo, posso tentare di immaginare i rapporti giunti al dipartimento, in fin dei conti sono ausiliario, percio’ è inutile ricorrere a stratagemmi interiori da Tenente Drogo delle ferrovie … situazioni differenti, essendo soldato semplice.
Arrivo alla stazione di Padova con largo anticipo, il mio treno partirà alle 20.05 dal binario 3.
Vago nei pressi del grande salone, il biglietto è già in tasca, mi siedo ed osservo, attorno flussi continui con umanità limitrofa che staziona ai margini dei margini, nascosta nei bordi dei bordi fra gli angoli più angoli, umanità e disumanità celata fra signore e signorine, sportivi e turisti, un far niente contrapposto al dolce far tutto di pendolari e liberi professionisti.
Passa il tempo, ma queste scene rimangono presenti, in soluzione continua, dissolte in molecole sparse da timori e fastidi.
Lambire certe profondità non è molto divertente, ognuno nelle sale d’aspetto porta indumenti pesanti dentro valigie sigillate.
Mi alzo , vado al bar , bevo un caffè , esco per il tempo di una sigaretta , la smorzo … é ora di recarsi in piattaforma; sono le 19.25, c’è ancora un po’ di tempo, trovo una panchina e metto lo zaino appoggiato giustamente per farmi da cuscino, mi distendo nella poltrona di legno, sto bene e non sento bisogni ... sufficiente osservare.
Il sole fa capolino all’orizzonte, un contorno argentino si sparge nelle vicinanze.
Vedo binari , treni, e più in alto fili , poi ancora cavi di tensione, lo spazio aereo si risolve nella geometria degli elettrodotti …
Estraggo emerso da chissà dove un altro filo, questa volta di pergamena, il più limpido : mi ritrovo ragazzino con pesantissima e faticosa biciletta nella statale, verso Primolano , 20 km a pedali per vedere la Val Sugana con i rilievi laterali che spingono le prese d’appoggio a ridosso dello stretto fondo valle.
In mezzo la lunga strada , interminabile fino a Trento, come un cono si restinge per dare spazio ad altre macchie boscose che in lontananza attenuano i colori dissolti in toni più uniformi.
Nello sfondo, il pallido , opaco contrasto biancastro si concentra verso me in favore di tinta celeste.
Proietto filmati originali per me stesso, aprendomi giovane inesperto alle prospettive del viaggio, senza rotaie è vero … ma in fondo è lo stesso.
Il treno è arrivato - guardo la palla, ora scarlatta, che si appoggia avvolgendo la sagoma del locomotore, poi basta, mi volto e vedo vagoni , ancora vagoni, una istintiva emozione mi coinvolge.
Cerco il numero della carrozza - salgo, vari idiomi diffusi lungo il corridoio - questo è un treno internazionale, non stiamo parlando di noccioline … scompartimento n° 23 .. di fronte a me un giovane uomo è già accomodato , lo saluto e ricevo risposta : “ Bonsoir … “ … si parte in orario, il treno si muove e lascia la stazione.
In quei momenti sale il dubbio e ti chiedi : « non é il treno ad essere in ritardo ».
Non ho ricordi di treni vaporosi che scorrono pacifici attraverso luoghi incantevoli , anzi, a dire il vero quei pochi fili di pergamena legati all’infanzia sono molto vaghi , racchiusi nel vortice confuso dei ricordi sommersi.
Il resto l’ho rimosso, come si allontana una mosca fastidiosa che ronza insistente attorno al corpo sudato.
Da qualche tempo sudo assai durante il periodo estivo, non vedo molte mosche , in compenso un plotoncino a ranghi sparsi di zanzare decollano dall’acquitrigno con mio destino d’atterraggio .
Un volo a basso dispendio di energia, la distanza per giungermi é quasi irrilevante ... vietato mancare agli appuntamenti importanti.
Quando percorrete la tratta di questa pianura paludosa, potete scorgerci in lavori di manutenzione, intenti a rimuovere , assestare materiale nella linea di potenziamento e manutenzione a quella attuale.
Sono da poco integrato in questa squadra e mi sono detto:
- … ora, non ti complicare la vita , é già quasi in apnea, dopotutto, devo ritenermi fortunato di aver assicurato questo lavoro a tempo determinato, se non faro’ particolari stronzate porterò a termine questo contratto annuale confidando nella possibilità di rinnovo - .
Il compito richiede una buona predisposizione al lavoro manuale, in alcuni casi è facilitato dall’utilizzo di macchinari specifici al movimento ed alla preparazione di piani per rendere agibile la cosiddetta ormai impropriamente strada ferrata.
Sto cominciando a sviluppare le superficiali nozioni ed inizio a valutare bene l’importanza dei vari elementi che costiuiscono l’insieme del binario.
Per farla breve, non é cosi’ semplice come si puo’ immaginare, di certo non evoca un bel niente rispetto ad altri aspetti di contorno al mondo ferroviario che offrono spunti e prospettive affascinanti, tuttavia , il binario é la conseguenza diretta degli spostamenti fisici, oltrechè quella indiretta per i derivati voli simbolici prodotti delle emozioni che il trenino produce.
Tanto per iniziare quel che ho prodotto personalmente é lo sforzo fisico e la tensione nervosa per integrarmi nel contesto, malgrado questo, ho imparato alcune cosette sulla rotaia, per esempio : se parlo di “ suola ” non necessariamente penso ad una scarpa, il “ gambo “, di certo sostiene il fiore od il carciofo ... ma non solo quelli , caso analogo per il “ fungo “, le traverse possono benissimo essere installate fuori dai campi di calcio ... insomma, agganci fra natura e ferrovia.
Diversivi bambineschi per collegarmi alle cose che contano : le tecniche di armamento del binario.
Poso, fisso rotaie, aggiungo attacchi , assieme ai tecnici ispeziono lo massicciata, verifico il pietrisco e la struttura di drenaggio … insomma ci sono cose da fare anche a livello manuale per definire la necessaria geometria del binario.
I miei nuovi compagni non mi dispiacciono, due di loro sono proprio giovani ed ancora inesperti nei comportamenti. Vagheggiano intorno a monologhi interiori, carichi di possibili sviluppi, immaginando interventi coordinati e sudate prestazioni personali gratificate con antipasti di pacche sulla schiena, in attesa di ulteriori riconoscimenti.
Presto, cominceranno ad intendere per bene come girano le cosette fuori dalla loro tabella delle operazioni aritmetiche ... le metteranno da parte riprendendo gli attrezzi in mano, come hanno fatto i colleghi integrati da tempo.
La normativa contrattuale non prevede la sintesi di idee poco articolate espresse con allegria, collega l’attenzione ai convogli viaggianti ( non alla gnocca ) per formali motivi di sicurezza legata all’attività lavorativa ... chiaro?
Anche se volessimo tergiversare trastullando gli attrezzi di qua e di là, non potremmo farlo, subendo le occhiate di rimprovero dai colleghi più anziani che sicuramente possono influire sulla possibilità di riconferma … bisogna occuparsi del pietrisco di riporto, della posa in opera del materiale.
Perciò, anche i ragazzi tengono le antenne alzate, nascondendo le tensioni che i sensi giovanili evidenziano, come succedeva 30 anni fa ai loro coetanei di allora che manifestavano spontaneamente gli apprezzamenti con eloquenti richiami acuti.
Ora, il lavoratore dimostra professionalità, serietà, anche se deve scavare un buco che rimuove 15 metri cubi di terra, categorico sorvolare il transito fuggente in pendolo ed assetto variabile di una bella ragazza.
Il capo é di un’altra categoria, non si limita ai lavori ausiliari, lui traccia, misura distanze e parametri con apparecchi sofisticati, srotola e riavvolge mappe, va e viene con passo sicuro, insomma , si vede che é un capo anche quando tele comunica con periglio i dettagli tecnici e le possibili anomalie giornaliere al responsabile di linea operativa.
Percepisco, o meglio, sento netta la differenza di ruolo ed il maggior grado di concentrazione dato dalla responsabilità del compito assegnato. In ogni caso, un certo grado di attenzione necessita pure a me , anche se in qualità di jolly svolgo effettivamente una attività ausiliaria.
Bruno, il capo, si é dedicato con idee chiare ed intensità al proprio lavoro; una caratteristica si nota evidente in lui : la passione per i treni.
E’ un po’ rigido ed eccessivamente conforme alle consegne, che a sua volta richiede siano svolte con parsimonia dai subordinati, secondo i parametri stabiliti, ma tutto sommato é un tipo con il quale si può comunicare.
Non concede molto alle divagazioni in servizio … quando si lavora, si lavora.
A fine mattinata stacchiamo e ci rechiamo con il furgone in trattoria , Bruno riassume con sintetica lucidità l’operato svolto in mattinata e riorganizza, se necessario, i compiti per il pomeriggio.
Poi, una volta seduti davanti al piatto di pasta chiude il rapporto sulla linea ferroviaria, e con favorevole aggancio apre la finestra del treno in chiave ludica .
I suoi racconti ci incuriosiscono ed al tempo stesso mettono la ciurma della strada di acciaio dentro un certo grado di soggezione.
Sa tutto, sia dal punto di vista storico, sia nelle particolarità tecniche sviluppate dalle ferrovie .
Descrive con appropriata precisione, passaggi e connessioni , le rappresenta con evidente mimica per dare sostanza agli enunciati, come di solito dimostra un bravo tecnico operativo.
Ho notato questa attitudine all’insegnamento, e sembra aver trovato in me il ricettore appropriato , perché , effettivamente lo ascolto attentamente e lo osservo incuriosito.
Nella sua normalità lo trovo originale ed anche generoso, non come certi capetti, timorosi di svelare perle di sapienza e tesoretti in cassaforte.
Bruno da questo punto di vista è sicuro del fatto suo, e conferma l’indole d’ insegnante.
Si districa con sicurezza fra scambi, declività ed acclività …. tanto per citarne alcune.
Non si ferma, finché, qualcuno pone un’interrogativo pertinente, poi con carburata energia risponde e riparte, preciso come un treno in orario.
Ora, abbiamo nozioni appropriate sul mondo ferroviario, aneddoti speciali che un normale viaggiatore in cerca di spunti sull’argomento non puo’ trovare con facilità.
Dimostra scaltrezza con queste cose perchè ci motiva e trasferisce un po’ della sua passione, che in flusso alternato trasferiamo mentre irrompe Giunone, la cameriera: bottiglie alla mano deposita acqua e vino sul tavolo con campestre femminilità, elastica retrocede con scattino delicato.
In quei momenti gli occhi freschi dei due giovani dispensano la geometria degli sguadri in fiore.
Intanto, Bruno continua a carburare: sottolinea l'esatto collocamento storico, puntualizzando differenze fra la progettazione della linea mediterranea rispetto a quella adriatica, se poi, per qualche ragione Giunone ritorna nei pressi, ci carica addosso l’ETR 212 che nel 1939 stabilì il record mondiale di velocità media nella tratta Milano–Bologna.
Di questo passo, incentiva la trazione a vapore trasformandola in quella a corrente alternata trifase, per arrivare, con trionfo a quella continua a 3000 V.
Questi particolari tecnici mescolati al carattere distensivo della discussione mi confondono all’istante, per uno come me che usa dare più confidenza alla pala, ma inducono, una volta ritornati al lavoro a seguire con assoluta perizia d’intenti le istruzioni impartite .
D’altra parte questa condizione di subalternità, a volte mi irrita, così, pochi giorni fa a tavola ho trovato l’occasione per stuzzicare il capo : “ Capo ? …. Qual’è l’origine della parola Treno ? ”
“ Deriva dal latino – trahere – che significa tirare !! “.
Aveva fiutato da tempo l’occasione per non perdersi la chicca etimologica.
L’ho guardato mentre dirigeva il bicchiere alla bocca con la grazia di un pluri laureato.
I suoi gesti non provocano impressioni curiose, tali da trarne motivo di caricatura , tuttavia c’è qualcosa di bambinesco e coscientemente sommerso che gestisce con abilità per non interferire con il proprio ruolo .
Stabilita la componente giocherellona, che comunquemente é in ognuno di noi, non mi sorprenderei di vederlo allestire appropriatamente una stanza stracolma di modellini Lima, col pretesto di far divertire il figlio. Sono quasi sicuro che la struttura è predisposta da anni, con un particolare non irrilevante , il figlio é cresciuto anche senza la compagnia dei modellini Lima … forse.
Non bisogna esagerare nei rapporti che si creano di conseguenza al lavoro, ripetute incursioni personali possono suscitare reazioni d’urto, perciò limito le spiritosaggini con delle brevi battute di carattere superficiale .. in qualità di jolly posso permettermi anche qualche divagazione .
Il ritorno pomeridiano all’attività lavorativa è un po’ soporifero, bisogna smaltire la sonnolenza indotta e prodotta come risultato della parziale digestione e conseguente rilassamento; anche il capo rimane zitto , le bocche aperte dei più giovani allungano ed espandono sbadigli a destra e manca lungo il tragitto che ci porta al sito destinato.
L’autista del furgone é Renzo il macchinista ; conduce i locomotori di manutenzione alla linea, é un personaggio pieno di baffi.
Lui non divaga, parla poco e sorride di rado … gli farebbe bene, se non altro per arrotondare la lunga faccia.
A dire il vero non é il tipico musone, ma al contrario di Bruno, il più delle volte, si limita a dimostrare l’assenso con un movimento discreto della piega sinistra della bocca, od il dissenso volgendo ambo i lati verso il basso come a manifestare meraviglia per le corbellerie ascoltate … naturalmente i folti baffi seguono l’andamento dei flussi.
Gli occhi chiari e penetanti non esprimono nitidamente cambiamenti di stato d’animo.
In alcune fasi del lavoro lo devo assistere a fianco dei suoi mezzi, impartisce ordini sintetici , pressochè generici : “muovi la leva .. “ – “premi questo bottone .. “ – “ passami il calibro di scartamento “ … calibro di scartamentooo ?? … insomma, un tipo pratico.
Manovra varie macchine tecnologicamente complesse che richiedono competenza specifica all’utilizzo. E’ della generazione successiva a quella del capo squadra ed ha partecipato ad un corso apposito per poter esercitare questo tipo di lavoro. Ora attua funzioni e rilevazioni diagnostiche , inclusa la determinzione dell’allineamento del binario.
Misure precise, tutto all’interno della tecno-magia ferroviaria, il « treno rinnovatore » .
Bruno ci ha raccontato che fino a non molti anni fa eseguiva personalmente controlli e calcoli con l’aiuto di tabelle per la corretta geometria del binario.
Dalla descrizione ha lasciato trasparire qualcosa che esula dal significato sostanzialmente pratico del lavoro, aprendo una porticina « divagando » sul misterioso riflesso che il termine evocava.
Il baffo, nella circostanza ha tenuto rigida la lunga faccia ed immobili i sporgenti baffi, gli occhi spalancati all'immenso, applicati ad un congegno a molla per l'estensione ed il rientro delle pupille ... a quel punto Bruno ha chiuso la parentesi !
Chiuse le parentesi di pranzo si riaprono quelle di lavoro, mentre, a causa del blocco di sezione causato dai lavori in corso transitano con cautela vagoni ossidati o colorati, cinetiche laterali di convogli merci che si alternano a treni diretti , regionali e locali.
Una « freccia rossa » passa vanitosa, mi aspetto di vedere quella « d’argento » ... le grandi dame si fanno attendere.
Continuamo a lavorare alla massicciata con i piedi riscaldati dal pietrisco, finchè, giunge il respiro serale con tiepide e lievi correnti ventose provenienti da nord, il sole estivo è ancora alto, tuttavia comincia a dilatarsi la cappa di vapori atmosferici che si fonde a fumi di varia natura, sta per concludersi la giornata di lavoro regalando un senso distensivo.
Ora sono abituato a scandire i ritmi distribuendo le energie in modo più appropriato e ritorno a casa meno stanco. Sistemiamo pantaloni e camicia, versiamo un po’ d’acqua nel viso, poi beviamo finchè cessa la sete.
Avendo tutti maggiore confidenza reciproca, a quest’ora c’è il tempo di gettare l’occhio con testa alta nei vagoni dai quali sporgono volti occupati dai pensieri … forse sono pendolari.
Altri , sublimati dalle immagini trascorse nel paesaggio, riproducono sguardi fotografici uniti ai loro flash improvvisi ... forse sono viaggiatori per svago.
Mano a mano che il treno si allontana scorgo con maggiore difficoltà possibili differenze di specie, finchè in lontananza intravedo vagoni gettati lungo un percorso definito.
Tutti in movimento verso destini stabiliti: sento fastidiosa ed attraente allo stesso tempo questa sensazione di spostamento interno, forse quella che ha accennato Bruno lasciando presumere qualcosa attraverso la sua geometria dei binari.
Basta, ora mandiamo il treno rinnovatore a riposo … almeno la sera.
Domani si ricomincia, di contorno i treni che passano e le zanzare che atterrano.
Mi sono concesso una licenza premio, dissimulandomi fra i viaggiatori, un distacco di fine servizio dalle retrovie della tratta.
Fra una settimana riceverò l’avviso di riconferma o congedo, posso tentare di immaginare i rapporti giunti al dipartimento, in fin dei conti sono ausiliario, percio’ è inutile ricorrere a stratagemmi interiori da Tenente Drogo delle ferrovie … situazioni differenti, essendo soldato semplice.
Arrivo alla stazione di Padova con largo anticipo, il mio treno partirà alle 20.05 dal binario 3.
Vago nei pressi del grande salone, il biglietto è già in tasca, mi siedo ed osservo, attorno flussi continui con umanità limitrofa che staziona ai margini dei margini, nascosta nei bordi dei bordi fra gli angoli più angoli, umanità e disumanità celata fra signore e signorine, sportivi e turisti, un far niente contrapposto al dolce far tutto di pendolari e liberi professionisti.
Passa il tempo, ma queste scene rimangono presenti, in soluzione continua, dissolte in molecole sparse da timori e fastidi.
Lambire certe profondità non è molto divertente, ognuno nelle sale d’aspetto porta indumenti pesanti dentro valigie sigillate.
Mi alzo , vado al bar , bevo un caffè , esco per il tempo di una sigaretta , la smorzo … é ora di recarsi in piattaforma; sono le 19.25, c’è ancora un po’ di tempo, trovo una panchina e metto lo zaino appoggiato giustamente per farmi da cuscino, mi distendo nella poltrona di legno, sto bene e non sento bisogni ... sufficiente osservare.
Il sole fa capolino all’orizzonte, un contorno argentino si sparge nelle vicinanze.
Vedo binari , treni, e più in alto fili , poi ancora cavi di tensione, lo spazio aereo si risolve nella geometria degli elettrodotti …
Estraggo emerso da chissà dove un altro filo, questa volta di pergamena, il più limpido : mi ritrovo ragazzino con pesantissima e faticosa biciletta nella statale, verso Primolano , 20 km a pedali per vedere la Val Sugana con i rilievi laterali che spingono le prese d’appoggio a ridosso dello stretto fondo valle.
In mezzo la lunga strada , interminabile fino a Trento, come un cono si restinge per dare spazio ad altre macchie boscose che in lontananza attenuano i colori dissolti in toni più uniformi.
Nello sfondo, il pallido , opaco contrasto biancastro si concentra verso me in favore di tinta celeste.
Proietto filmati originali per me stesso, aprendomi giovane inesperto alle prospettive del viaggio, senza rotaie è vero … ma in fondo è lo stesso.
Il treno è arrivato - guardo la palla, ora scarlatta, che si appoggia avvolgendo la sagoma del locomotore, poi basta, mi volto e vedo vagoni , ancora vagoni, una istintiva emozione mi coinvolge.
Cerco il numero della carrozza - salgo, vari idiomi diffusi lungo il corridoio - questo è un treno internazionale, non stiamo parlando di noccioline … scompartimento n° 23 .. di fronte a me un giovane uomo è già accomodato , lo saluto e ricevo risposta : “ Bonsoir … “ … si parte in orario, il treno si muove e lascia la stazione.
Dario Guadagnini
Racconto scritto nella primavera del 2011 per la proposta antologica " I treni "
forum letterario : www.inpuntadipenna.org
forum letterario : www.inpuntadipenna.org
Iscriviti a:
Post (Atom)